Dal primo gennaio 2014 la Regione Piemonte non riconosce più la quota sanitaria nelle prestazioni sociosanitarie a favore delle persone anziane assistite a domicilio. Al momento non vi sarebbero effetti, in quanto le risorse finora assicurate dalle ASL sembrano garantite con maggiori risorse trasferite agli enti gestori dei servizi sociali. Ma si tratta, evidentemente, di una pezza temporanea, che finisce per rendere non più esigibile un diritto alle cure sanitarie, che invece continua (per fortuna) ad essere assicurato nelle strutture residenziali.
Intendiamoci: sulla carta la Regione non ha torto, perché i LEA Livelli Essenziali di Assistenza in sanità, incomprensibilmente, non riconoscono almeno in quota parte le prestazioni degli assistenti familiari al domicilio delle persone malate croniche. Non a caso, avevo formulato un emendamento alla legge di stabilità e un altro era stato avanzato da altri colleghi di partito. Non a caso, alla Camera era stato approvato a fine anno scorso un ordine del giorno che avrebbe consentito alla Regione di continuare a riconoscere ciò che oggi è definito extra LEA, ma che in realtà finisce per far risparmiare non poco.
Infatti, il risultato sarà un maggiore accesso ai pronti soccorso, una maggiore domanda di residenzialità e un maggior ricorso alle costose case di cura. Insomma, sarà salva l’osservanza della prescrizione ministeriale, ma assai meno tutelato il portafoglio e la salute dei piemontesi. Con buona pace dei pochi che ancora pensano che Cota & C. possano continuare a far danni.
Stefano Lepri