L’altro ieri l’ufficio di presidenza del gruppo PD al Senato ha disposto la sostituzione di Corradino Mineo e di altri componenti della prima commissione Affari Costituzionali che andavano sostituiti da tempo, avendo assunto incarichi di governo. Per risposta, quattordici colleghi ieri si sono autosospesi come forma di protesta alla decisione, in attesa di chiarimenti.
E’ stata una decisione molto sofferta, presa dopo tante assemblee e riunioni in cui abbiamo discusso della riforma del Senato, cercando un confronto costruttivo con tutti. Quindi chi dice che non c’è stato dialogo dice una cosa non vera. La ragione di fondo per cui abbiamo deciso di sostituirlo è che in Commissione si rappresenta il proprio gruppo parlamentare. Non è in discussione la libertà di mandato prevista dalla Costituzione, che si può esercitare in Aula, pur eccezionalmente, in difformità dalle indicazioni di partito. Ma in Commissione non si possono rappresentare e votare opinioni personali, si è lì per tenere la linea maggioritaria del partito. E Mineo questo non lo ha fatto e non assicurava di volerlo fare anche in futuro.
Quanto poi al merito, mi sembra incredibile che si possa pensare di rompere e deludere la fiducia degli italiani, che ci hanno votato per fare le riforme, perché si preferisce un modello di elezione dei senatori a un altro. Quasi ovunque, in Europa, i senatori sono eletti indirettamente, non dai cittadini. Ma anche se fosse ragionevole l’opposto ciò li autorizza, specie essendo esigua minoranza, a mettere a rischio l’intero programma di riforme, visto che la maggioranza in Commissione può contare su un solo voto in più?
Se c’è del ragionevole nelle argomentazioni di Chiti, Mineo, Casson e altri, lo si deve cercare nella riforma della legge elettorale, dove anch’io sono convinto occorrano modifiche. Ma senza voler imporre la propria opinione, soprattutto se risulta minoranza nel partito e nel Paese.
Stefano Lepri
Guarda il mio intervento su Sky TG24 del 12/06/2014