La riforma del mercato del lavoro - dopo l’approvazione a maggio del decreto che ha modificato i contratti a termine e l’apprendistato - ora arriva al dunque, con la discussione della delega in Commissione lavoro al Senato. Finora abbiamo approvato e licenziato per l’aula cinque dei sei articoli, che riguardano in particolare la riforma degli ammortizzatori sociali, la riorganizzazione dei servizi per l’impiego, la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro. Si tratta di una vera rivoluzione, che proverò ad illustrare su questo blog nei prossimi giorni.
Resta ancora da votare l’articolo 4, quello più delicato, che riguarda la modifica dei contratti, la loro semplificazione in un codice unico e l’introduzione di un contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti. E’ rimasto per ultimo perché vi sono opinioni diverse dentro il PD e la maggioranza, tra chi vorrebbe mantenere le tutele dell’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori e chi invece lo ritiene ormai superato e un ostacolo alla creazione di nuova occupazione. C’è poi chi frena sul codice unico semplificato, temendo un allentamento dei diritti del lavoratore, e chi invece considera molte delle norme scritte in quest’ultimo ventennio troppo farraginose e talvolta tra loro contradditorie.
Io penso che occorrerebbe maggior coraggio, pur evitando di cedere tutele che invece bisogna continuare ad assicurare. Al proposito, ho provato a suggerire una possibile mediazione, attraverso alcuni emendamenti, che ho riportato in un’intervista fatta alcuni mesi fa al Sole 24 ore e che recentemente hanno ripreso alcuni giornali. Vi rimando al testo allegato, per comprenderne i contenuti.
In queste ore sono in corso, tra le forze di maggioranza ed entro il Governo, frenetici confronti per provare a chiudere l’accordo su queste ed altre questioni. Già martedì saremo chiamati a votare gli eventuali emendamenti al testo del Governo. Ore decisive, dunque, per definire una traccia nitida su cui poi innestare la legislazione, attraverso i decreti legislativi.
Stefano Lepri