Tra le tante questioni appena toccate, sempre con molta efficacia, da Mattarella nel suo discorso di insediamento, ce n’è una rilevante: “Vi è anche la necessità di superare la logica della deroga costante alle forme ordinarie del processo legislativo, bilanciando l’esigenza di governo con il rispetto delle garanzie procedurali di una corretta dialettica parlamentare”. Forse questo è stato il passaggio politicamente più delicato di tutto il discorso. Prima di lui, altri Presidenti della Repubblica da quasi un decennio hanno ripetuto la necessità di limitare la decretazione d’urgenza, alla quale si è aggiunto il ricorso frequente allo strumento delle leggi delega.
Si aggiunga che il disegno di riforma costituzionale, attualmente alla Camera, prevede una corsia preferenziale per i disegni di legge del Governo, pur se in numero limitato e coerentemente con il programma votato dal Parlamento al momento della fiducia.
Al nuovo Presidente tocca dunque tenere in equilibrio una delle questioni più controverse di questi anni, cioè l’iniziativa legislativa: la Costituzione la riconosce anzitutto al Parlamento, ma anche il Governo può proporre le leggi, specie se rivestono carattere di urgenza. Il problema è il loro iter: se passano in aula solo o prevalentemente quelle del Governo, ai parlamentari resta (ma non è comunque poco) il compito di migliorarle e di approvarle o meno.
La tendenza, non solo di quest’ultimo anno, a privilegiare i disegni di legge degli esecutivi ha molte ragioni. In primo luogo la debolezza dei parlamenti e delle loro maggioranze, sempre incerte e spesso non in grado di fare sintesi. Poi, la difficoltà a scrivere in Parlamento norme semplici e a poche mani, senza il rischio di vederle inattuabili o troppo contorte. Infine, l’urgenza di tanti provvedimenti, anche a causa di una politica troppo lenta, che trovano più facilmente sintesi nella dinamica del Consiglio dei Ministri. Ecco quindi che gli esecutivi hanno buon gioco (e spesso ragione) a dettare i tempi, con le Camere costrette a inseguire.
Finora tutto ciò ha avuto una giustificazione, ma d’ora in poi - anche grazie al nuovo Capo dello Stato e sperando di tornare a periodi “ordinari” - occorrerà riequilibrare. Non per sfiducia nel nostro Governo, che sosteniamo convintamente, ma per ridare dignità a un Parlamento che oggi, e dopo due anni di rodaggio da parte di molti nuovi parlamentari, ha la forza e le persone per riprendere a pieno ritmo un’autorevole ed efficace iniziativa legislativa.
Stefano Lepri