In cosa una coppia omosessuale è diversa dalle altre? In cosa l’affido rafforzato gioverebbe di più ai bambini rispetto alla stepchild adoption? In che modo la legge sulle unioni civili aprirebbe alla pratica dell’utero in affitto? Sono le domande che ci facciamo al Senato in questi giorni.
La coppia omosessuale non è diversa dalla coppia eterosessuale, in quanto assume simili o identici diritti e doveri: il diverso orientamento sessuale non cambia l’impegno al mutuo aiuto morale e materiale, alla coabitazione, alla fedeltà, ecc. La coppia omosessuale è invece diversa perché la natura (non le leggi) esclude che essa possa generare. La coppia eterosessuale unita in matrimonio assicura il mutuo aiuto tra le parti ed è, insieme, orientata alla riproduzione e alla crescita dei figli che nascono in famiglia. La coppia omosessuale può solo candidarsi a crescere dei bambini.
Il desiderio di generare e crescere dei figli è umanissimo, ma occorre domandarci se tale attesa possa trasformarsi in pretesa, e quindi in diritto. Detto diversamente, quel desiderio si scontra con le attese dei futuri bambini che, con la maternità surrogata (e in misura minore con la fecondazione eterologa) vedono ridursi o cancellati i diritti primi, essenziali e indiscutibili. Un bambino che cresce in una coppia omosessuale grazie alla stepchild potrà certamente essere riempito di affetto ed educato al meglio ma (di regola e non come eccezione) non ha la certezza della sua identità biologica; non ha entrambi i genitori biologici come genitori legittimi; non ha un padre e una madre che lo crescono, bensì due padri o due madri legittimi; non ha (se vive con due padri) il conforto della madre che l’ha generato.
Non si può allora, dovendo comunque occuparci di come assicurare la migliore tutela a quei bambini, dimenticarci dei torti che essi subiscono nei modi in cui sono concepiti, vengono al mondo e sono cresciuti. Insomma, la pretesa di non discriminare gli adulti rispetto al desiderio di genitorialità porta a discriminare i bambini. Si obietterà che fecondazione eterologa e maternità surrogata sono praticati anche dagli eterosessuali; è vero, ma si tratta di eccezione rispetto alla norma, mentre per gli omosessuali il ricorso a tali pratiche è inevitabile.
E arriviamo allora alla proposta di affido rafforzato, invece dell’adozione del figlio di terzi. Alle obiezioni di chi dice che le tutele sono insufficienti, rispondiamo che l’emendamento che sarà presentato sarà in grado di assicurare la piena funzione genitoriale in capo all’affidatario. Saranno meglio chiarite le situazioni particolari, ovvero nel caso di morte o di separazione, nel senso di favorire la continuità affettiva ed educativa. Una differenza riguarda la tutela patrimoniale, ma essa può essere anche assicurata con il riconoscimento di una dote e comunque, in caso di morte del partner non genitore, il minore sarebbe garantito indirettamente attraverso il genitore biologico che eredita. Alla maggiore età il ragazzo potrà accettare l’adozione, con la conseguente copertura patrimoniale.
Adozione o affido rafforzato non sono insomma due proposte agli antipodi. Quali invece i vantaggi? Tra i diversi, ricordo anzitutto che si riconoscono al partner non genitore tutte le funzioni genitoriali ma senza incentivare la maternità surrogata. Inoltre, il minore continua ad avere, dal punto di vista anagrafico, un padre e una madre e volendo potrà ricostruire la sua identità biologica. L’affidamento rafforzato, previsto fino alla maggiore età, consente poi di intervenire più facilmente nei possibili casi di inadeguatezza genitoriale.
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Stefano Lepri