Ridurre gli oneri amministrativi. Il Servizio sanitario regionale registra oggi un eccessivo numero di uffici amministrativi. Occorre razionalizzare l’apparato amministrativo, mettendo in rete e attribuendo ruoli specifici a ciascun ufficio.
Acquistare bene senza sprechi. Gestire al meglio la sanità richiede funzioni – dalla gestione del patrimonio immobiliare al controllo di gestione, dagli acquisti di determinati prodotti comuni ad alcune scelte in ambito clinico – che possono essere meglio svolte con minori costi e più appropriatezza su aree più ampie della singola azienda sanitaria. È quindi opportuno continuare a sviluppare modalità di acquisto collettive da parte di diverse ASL, diffondere contratti aperti per assicurare la fruizione delle condizioni di migliore convenienza per i prodotti standard, utilizzare quando opportuno le forme specifiche di contrattazione più convenienti (es. i contratti di riuso nel software).
Analisi dei costi nelle aziende sanitarie. Gli attuali costi, sono stati oggetto in questi anni di sforzi di contenimento. Vanno individuati i costi standard nazionali e internazionali, o perlomeno i costi medi regionali, che vanno assunti come base per compiere un’analisi sistematica sui costi di ciascuna azienda e per affrontare le situazioni in cui si manifestano anomalie. Si tratterà quindi di intervenire con disposizioni centralizzate laddove si identifichino Aziende o presidi che, a parità di prestazioni praticate, evidenzino costi chiaramente superiori.
Contrastare il rischio di interessi impropri. Specie nel caso di servizi di continuità assistenziale, in particolare di post acuzie e di riabilitazione, pare opportuno individuare figure terze, operanti centralmente, incaricate di acquistare o per lo meno di controllare le prestazioni individualizzate, a garanzia dell’appropriatezza e delle possibilità di controllo. Va considerata la possibilità di rotazione dei responsabili di distretto al fine di favorire un costante rinnovamento.
Ridefinire le tariffe di ogni singola prestazione. I DRG vanno rimodulati prendendo a riferimento gli standard medi internazionali e il nomenclatore tariffario nazionale, così evitando il rischio di concentrazione sia da parte pubblica che degli operatori privati sulle prestazioni con tariffe più redditizie, in quanto non tempestivamente adeguate all’andamento dei costi e del mercato.