Monica Canalis ha fatto bene a precisare subito, con la sua interpellanza, che cambiare la delega del sindaco (da politiche per la famiglia a politica per le famiglie) non è solo un fatto nominalistico, ma di sostanza. Dal punto di vista sociologico si può forse parlare di famiglie, ricomprendendo ogni forma di legame affettivo più o meno stabile tra due o più persone. Non dal punto di vista normativo, dove è chiaro che la famiglia è solo quella fondata sul matrimonio, a cominciare dal dettato costituzionale. Le mie interviste su Repubblica e Avvenire possono chiarire il punto. Si guardi anche un mio appunto sulle principali indicazioni della nuova legge 76/2016 rispetto alla questione.
Le unioni civili sono state riconosciute come specifiche formazioni sociali. Lo sono, nei fatti, anche le persone stabilmente conviventi. Si tratta quindi di istituti intrinsecamente diversi dalla famiglia fondata sul matrimonio. Anche per questo ho votato convintamente la legge.
Si discrimina quando si trattano diversamente condizioni uguali. Se invece le condizioni sono, anche in parte, diverse, la discriminazione avviene uniformando.
Ora aspettiamo le risposte della sindaca. Che ha già commesso un primo passo falso.
Stefano Lepri