Da qualche settimana ovunque, e ancora oggi su La stampa, Cota continua a ripetere che gli interventi in campo socio-assistenziale sono di competenza primaria delle amministrazioni comunali e che quindi, pur continuando a contribuire, la Regione non può essere accusata per i tagli.
Lasciamo da parte il fatto che si contraddice, perché per molto tempo lui e la sua maggioranza hanno affermato che, se c’era una priorità da garantire e non tagliare, quella era il sociale. Ora invece prendiamo atto che le politiche sociali sono il settore più penalizzato nella proposta di bilancio 2012, con tagli dell’ordine del 50% rispetto al 2011.
Ma ci domandiamo: dov’era il Presidente della Giunta quando fu votata nel 2004 la Legge quadro sui servizi sociali che – ricordo a margine – è ancora vigente? Risposta: in Consiglio regionale, sullo scranno più alto, quello di Presidente del Consiglio. Come votarono i suoi colleghi della Lega nord? A favore, naturalmente, visto che al governo c’erano loro con Ghigo. E cosa dice la legge n.1/2004, all’art 35? Citiamo testualmente: “Fatti salvi i finanziamenti provenienti dallo Stato vincolati a specifiche finalità, il sistema integrato degli interventi e servizi sociali è finanziato dai Comuni, con il concorso della Regione e degli utenti, nonchè dal fondo sanitario regionale per le attività integrate socio-sanitarie (…) La Regione concorre al finanziamento del sistema integrato d’interventi e servizi sociali attraverso proprie specifiche risorse. L’intervento finanziario regionale, con carattere contributivo rispetto all’intervento primario comunale, è finalizzato a sostenere lo sviluppo e il consolidamento su tutto il territorio regionale di una rete di servizi sociali qualitativamente omogenei e rispondenti alle effettive esigenze delle comunità locali. Le risorse regionali annuali sono almeno pari a quelle dell’anno precedente, incrementate del tasso d’inflazione programmato”.
Già in questi anni il contributo della Regione è stato integrativo (circa la metà) rispetto alla somma stanziata complessivamente dai Comuni. Di questo passo Stato e Regione applicheranno il federalismo alla rovescia: arrangiatevi voi Comuni, con sempre meno soldi. Ma in questo caso – forse serve ricordarlo – saltano servizi essenziali per le persone più in difficoltà.
Stefano Lepri