Riporto il mio intervento in aula
Ricordo il dibattito che facemmo in Consiglio regionale la scorsa legislatura; ricordo soprattutto la conclusione della Presidente Bresso che, commentando in sintesi l’operazione, disse: “Questa operazione è da leccarsi i baffi”.
Cito anche le dichiarazioni dell’Assessore Bairati, che commentò l’operazione dicendo: “È un segno di speranza e di rilancio e anche un modello d’intervento in campo industriale”, eccetera, eccetera.
Ora, l’Assessore Porchietto ricorda che il centrosinistra fu tutto unito, e ha ragione, ma – è una mia modesta excusatio – io non ero tra gli entusiasti, anzi obbedii per ordine di scuderia.
Ciò però non mi solleva dal commento su questa vicenda; più che leccarsi i baffi, credo che a questo punto dovremmo solo leccarci le ferite. A parte la presa per i fondelli su cui è inutile tornare, perché davvero è burlesca (mi riferisco alla farsa che interpreta il proprietario della società), ma che dire dei soldi che abbiamo già pagato: 5,8 milioni di euro per la ricerca, cinque-sei milioni per la formazione (in questo caso sono in parte fondi europei, ma sono sempre soldi pubblici) e 14,4 milioni per l’acquisto dell’immobile?
La prima riflessione che faccio è: come abbiamo potuto crederci? Vede, Assessore, prima che fallace sul piano della sostenibilità finanziaria, quel progetto, a mio modo di vedere, era incredibile nel senso che non era credibile dal punto di vista industriale. Come si poteva pensare che una piccolissima società in costituzione facesse concorrenza a marchi prestigiosi come Ferrari, Lamborghini, Maserati, BMW, inventandosi un nuovo sistema di costruzione delle carrozzerie che, guarda caso, nessun grande centro di ricerca nel mondo aveva mai pensato di esplorare?
Che dire poi del fatto che non vi era idea sulla motorizzazione di queste fantomatiche carrozzerie; motorizzazioni che naturalmente non si inventano, soprattutto per l’alta gamma, in cinque minuti.
Diceva il professor Prodi, quando si occupò dell’AlfaSud e dell’Alfa Romeo, che il problema non è fare le macchine, semmai si è in grado di farle. Il problema è venderle, le macchine. Se mai si riuscirà a fare queste auto, domandiamoci se vi sarà qualche ricco cinese o americano che preferisce comprare un marchio sconosciuto rispetto ai marchi famosi che prima ho citato.
Non c’era, sinceramente, alcuna credibilità in quel progetto industriale.
Che dire poi del fatto che la formazione, in attesa che lo sviluppo delle tecnologie avvenisse, si sia concentrata solo sull’arredo? Mi pare di capire che i corsi fossero sulla pelletteria. Mi verrebbe da dire che forse bastava affidarsi alla Natuzzi per i sedili in pelle, aggiungere quattro ruote e forse facevamo prima.
Ma la responsabilità della politica è anche vostra, non pensate di cavarvela, perché la storia dura anche dopo il 2010.
Cito, per tutti, la determina – e lo dico anche al collega dell’Assessore Porchietto, l’Assessore Giordano – del 30 novembre 2011, quindi qualche mese fa. La determina del 30 novembre 2011, firmata dal Direttore dottor Roberto Moriondo, cita testualmente: “Con lettera pervenuta alla Direzione Ricerca Innovazione Università, da parte di Finpiemonte S.p.a.” – lettera da parte di Finpiemonte S.p.a. – “in data 19/10/2011, si dà atto del raggiungimento” – notate bene – “del 100% di realizzazione dell’attività di progetto, sul costo totale dell’investimento”. Come dire che Finpiemonte sta sostenendo che il progetto di ricerca è terminato e che è stato raggiunto il 100% degli obiettivi.
Ora farò un accesso agli atti, se non altro per essere informato su quali sono stati i criteri di valutazione che hanno portato la nostra società a dire che è stato raggiunto il 100% degli obiettivi di ricerca. Il 100% degli obiettivi di ricerca!
Qui il problema, colleghi, non è solo la politica: il problema è che qui abbiamo una classe dirigente, a cominciare da Finpiemonte, che dichiara cose inverosimili, e vi è una classe dirigente che recepisce lettere infondate e ne fa atto di determina dirigenziale.
Vogliamo occuparci di altri dettagli? La perizia dell’immobile dice che il valore è di 13,3 milioni di euro. Non si capisce perché – anche questo sarà oggetto di una mia valutazione di accesso agli atti – l’immobile è stato venduto a 14,4 milioni: il 10% in più rispetto al valore di perizia. Probabilmente c’è qualcosa che non ho colto, ma lo dico come dettaglio.
Parliamo anche dei 17 milioni come valutazione del terreno, nel caso – ahimè molto probabile – che l’attività industriale non proceda. Ma siamo sicuri che in questa condizione di proliferazione di centri commerciali e di edilizia privata, per cui non si riesce più a vendere un buco di una casa, ci sarà qualcuno disponibile a costruire a Grugliasco grandi palazzoni, o ci sarà qualcuno ancora disponibile a costruire centri commerciali, magari a due passi da Le Gru?
E che dire, ma l’ha già detto il collega – pensavo di fare uno scoop, invece no -, del Presidente di Finpiemonte Partecipazioni, dottor Cacciatori Fabio Massimo, subentrato dopo le “spintanee” dimissioni del precedente Presidente, per le ragioni note a quest’Aula e che quest’Aula ha voluto coprire? È stato membro del Consiglio di Amministrazione della De Tomaso Automobili dal 30/11/2008 al 14/09/2011, quindi in tutto il periodo che ha visto Finpiemonte Partecipazioni acquistare l’immobile: un piccolissimo particolare, un piccolissimo conflitto d’interessi che naturalmente quest’Aula non vorrà considerare. Mi aspetterei, da chi ha nominato quella persona, perlomeno una precisazione circa il fatto che sia sfuggito questo particolare insignificante.
Vorrei poi dedicare un minuto a un importante sindacato – vedete che oggi non ho peli sulla lingua – che non ha mai perso occasione, anche con qualche ragione, di attaccare la ormai unica grande impresa che resta nel nostro Paese, che ha il piccolo difetto di essere riuscita a conquistare anche un marchio internazionale e a fare un grande gruppo mondiale. In questo caso, invece, non si è mai sentito – non dico una voce – un sussurro, un balbettio di critica nei confronti di questo “lungimirante” imprenditore: sono i misteri di quel sindacato… I sindacati sono abituati a criticare la politica, forse anche a ragione, ma se la politica qualche volta li critica probabilmente non fa male.
Ho due conclusioni, di cui una benevola. Dico che questa e altre esperienze – cito per esempio Reply o Indesit (abbiamo letto che ormai Indesit chiude e licenzia tutti, ma abbiamo dato qualche milione di euro solo qualche anno fa per l’innovazione e la ricerca) – sono state, quando va bene, pure operazioni di salvataggio del personale. Quando va male, sono state il rinvio di una lenta agonia, sempre con vantaggi per gli imprenditori che lasciano e che comprano: certamente in entrambi i casi sono loro che ci guadagnano. Questa è l’interpretazione benevola.
Quella malevola è che siamo di fronte ad una straordinaria somma di errori – di pressappochismo e dilettantismo, perché non voglio dire di più – su cui ci auguriamo che anche la magistratura – ha ragione il collega Buquicchio – possa svolgere indagini; non dico possa far luce, perché ovviamente non c’è prova nelle cose che ho detto.
Aggiungo – e concludo davvero – che questi errori così incredibili e così grossolani – politici e tecnici – dovrebbero per lo meno darci la spinta per un sussulto di orgoglio e per chiamarci, in casi come questi e altri, a compiere una vera analisi critica. Stefano Lepri
Guarda il mio intervento in aula:
un bambino capirebbe che qui c’è aria di una vera e propria estorsione di soldi pubblici a discapito dei dipendenti…. e Pininfarina che lascia un ramo di azienda ad un imprenditore di poca esperienza e correttezza???
Indagate bene perchè qui .. altro che mani pulite !