Oggi il sistema delle partecipazioni regionali è affidato a Finpiemonte partecipazioni; questo ha generato nel corso del tempo una diffusione della presenza del capitale regionale in una molteplicità di società nei settori della promozione turistica, nella riqualificazione urbana, nella deindustrializzazione, nello sviluppo del territorio, per investimenti produttivi, nel settore interportuale e dei trasporti, nell’ambito dell’innovazione e formazione, su energie, ecologia e credito. Sono circa 30 le società che vedono una presenza di capitale regionale attraverso Finpiemonte Partecipazioni.
Questi aspetti meritano una riflessione accurata sotto diversi punti di vista. Il fatto che l’istituzione regionale sia attrice di un’attività di impresa va collocato entro un ragionamento circa la strategicità di tale azione imprenditoriale. Ritengo sia necessario muoversi verso una maggiore selettività sia rispetto ai settori di sviluppo – personalmente ritengo prioritari quelli dell’energia, dell’ambiente e della logistica – sia rispetto al numero delle società da partecipare. Forse sarebbe più coerente individuare un numero limitato di società, tendenzialmente una per ciascuno dei settori strategici, in cui concentrare risorse e su cui esercitare un effettivo controllo circa gli orientamenti assunti.
Il sistema delle partecipazioni va rivisto anche sulla base di altri ragionamenti. Il “caso Sito” ha messo in luce come la presenza di assetti societari che generano investimenti consistenti da parte degli enti pubblici e al tempo stesso posizioni di forza per i soggetti privati sono in realtà diffusi; questo va contrastato, riconducendo le società partecipate ad un assetto coerente con le priorità regionali.
La scelta del partner privato non può essere relegata a meccanismi poco chiari, ma deve rispettare criteri di assoluta trasparenza, imparzialità e ricerca di vantaggio per gli interessi pubblici.