Oggi abbiamo approvato al Senato il cosiddetto decreto cultura, che costituisce un primo passo per il rilancio di un settore cruciale per l’Italia. Sono molti i provvedimenti apprezzabili, ad esempio la volontà di investire in modo forte sul recupero e la valorizzazione di Pompei, oppure degli Uffizi a Firenze.
Tra le questioni poco considerate dai media ma che invece considero importanti, vi sono alcune indicazioni per chi esegue spettacoli dal vivo, anche con un numero ridotto di spettatori. Ora, un conto è riconoscere il giusto compenso a chi ha scritto e dato musica ad una canzone, altro è spremere le piccole realtà musicali, anche con cavilli burocratici esagerati. Se interveniamo in questo campo possiamo liberare tante energie, in campo musicale ma non solo, favorendo forme di autofinanziamento e di protagonismo giovanile.
Quindi, da un lato si sono semplificati gli adempimenti, sostituendo la licenza con una segnalazione certificata, per eventi sotto i duecento spettatori. Dall’altra, con un ordine del giorno accolto dal Governo che ha trasformato due emendamenti da me presentati, lo si è impegnato, già nel corso della prossima legge di stabilità, a rivedere d’intesa con la SIAE le modalità di riscossione dei diritti d’autore:
- nel caso di eventi di musica dal vivo con meno di duecento spettatori, prevedendo una tariffa unica, ridotta e forfettaria;
- nel caso di spettacoli promossi da organizzazioni di volontariato o di promozione sociale, finalizzati alla raccolta fondi per beneficenza con meno di duecento spettatori, prevedendo una esenzione completa.
Non sarà facile vincere alcune resistenze, ma l’atto politico è forte e, credo, ci porterà presto a una legge in tal senso.
Grazie ai colleghi della Camera e in particolare a Francesca Bonomo, a Marco Titli e ai giovani democratici, che si sono battuti da tempo su questi temi e ci hanno incalzato in queste ore.
Stefano Lepri