Si leggono sui giornali le mosse dei vari candidati (i soliti) alle cariche che saranno presto assegnate a Torino: Camera di Commercio, Unione industriale, Compagnia di San Paolo... Per carità, decidono le categorie e le associazioni di rappresentanza, bene così. Una volta, quando la politica si interessava anche di queste nomine, ci si lamentava, giustamente, della sua invadenza. Ma ora che sta (quasi sempre) al suo posto, c’è spazio per una considerazione opposta. La grande finanza, i media più o meno eterodiretti, i tecnocrati, i frequentatori dei salotti oscuri non si illudano di decidere loro il prossimo candidato sindaco. Almeno quello del centrosinistra. La politica sarà pure indebolita, ma non è vero che non rappresenti più nessuno. Torino, città monarchica, non diventerà oligarchica. Resta democratica. Con i partiti che decidono - insieme ai corpi intermedi purché rappresentativi e dentro un percorso condiviso e trasparente - in quanto votati dal popolo.