Il Pd vince in centro città. A Torino, a Milano, a Roma il PD è il primo partito nelle zone dove è elevato il tasso di istruzione e dove il reddito è medio o alto. Qualcuno, esagerando, ci ha definito il partito della ZTL. Intendiamoci, io il voto del ceto medio, delle classi dirigenti e della borghesia non lo disprezzo, anzi. Però vorrei anche un PD di popolo. Capace di essere radicato tra gli operai, gli impiegati, le famiglie monoreddito, nelle periferie. In grado di ascoltare e rispondere alle paure e al senso di abbandono; di sostenere i perdenti della globalizzazione; di favorire la creazione di reti di comunità. La mia vittoria in quartieri di periferia e non del centro, unica in tutto il Nord Italia, non ha una sola ricetta. Ho potuto contare su consiglieri di circoscrizione e militanti PD ancora radicati. Su due liste (Moderati e Civici) molto attive. Su reti associative ancora vivaci, pur a rischio. Infine, ho messo del mio: ascolto, presenza sul territorio, metodo, gioco di squadra (si veda intervista su La Stampa allegata). Tutto questo è servito, ma non basta. Un PD di popolo ha bisogno di una nuova visione strategica. Nei prossimi giorni proverò a dire cosa intendo.